cena al buio
Santuario della Consolata

Il 22 maggio si è tenuta, presso il Santuario della Consolata, una cena al buio molto speciale, un’occasione di studio e riflessione, arricchita dagli interventi studiati dall’architetto Rocco Rolli, che per primo ha organizzato queste cene a Torino, e proprio nei sotterranei del chiostro della Consolata.

L’insolito menù prevedeva, oltre alle normali pietanze, “conoscenza al buio di opere d’arte contemporanea, esperienze sonore, letterarie, olfattive”. Dedicarsi ai piaceri della tavola, e, insieme, parlare d’arte e mettere alla prova i sensi.Il tutto nell’oscurità totale, condizione naturale per chi non vede, sfida per chi è abituato ad affrontare la realtà con la vista, senso capace di sintesi. Ma per questo anche generalizzante e approssimativo, e lasciarlo fuori, per una volta, per chi vede può diventare un modo per risvegliare i sensi residui, porgli, anzi, la sfida più grande: fare esperienza della bellezza senza vederla.
L’esperimento è iniziato nel pomeriggio, con la visita al Santuario della Consolata condotta da Francesco Fratta. L’esperienza è proseguita, sempre in condizione di deprivazione visiva, con la descrizione efficace e suggestiva dell’esperto Lino Ferracin del quadro della Madonna delle Grazie e con la visita alla Torre Campanaria, e si è conclusa con la cena al buio.
Quanto la vista anticipa del sapore di un cibo? Lasciato solo, il gusto è capace di riconoscere la pietanza? Ne fa esperienza in modo diverso? Alla fine della cena anche un piatto a sorpresa, con datteri e ciliegie insieme a pomodorini e lupini, e persino, irriconoscibili, le giuggiole.
E che cosa succede se, tra profumi e sapori, l’attenzione viene attirata su altri sensi? Durante la cena, improvvise, si sono sentite le voci dei celebri attori Carmelo Bene e Leo De Berardinis recitarel’Infinito di Leopardi e Illuminazioni di Rimbaud, e Piero Ciampi cantare Il vino. Piatto finale, la riproduzione tattile di un quadro di Klee, descritta dal testo-guida di Attilio Bertolucci.