Mostra
Niccolò Calmistro, Marianna Pagliero, Martina Poet, 
Nicholas Polari, Michele Rava.
A cura di Ornella Rovera
Testo critico di Roberto Mastroianni
InGenio Arte Contemporanea

Un gruppo di studenti dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, coordinati da Ornella Rovera danno vita ad un percorso multisensoriale, attraverso l’esposizione di opere interattive, che tentano di sfidare la percezione del pubblico, facendo propri codici e canoni dell’arte plurale e relazionale.

Suoni, forme, colori e materiali concorrono a mettere in scena i risultati di una ricerca condotta dagli studenti in collaborazione con educatori, utenti e mediatori culturali durante l’edizione 2013 della Manifestazione Internazionale Arte Plurale.
Assumendo le modalità ed i linguaggi dell’arte relazionale e facendoli propri, gli studenti sfidano il pubblico a partecipare alla definizione/completamento dell’opera di cui esso sarà fruitore. In questo modo, il gesto politico e sociale dell’arte delle differenze viene messo in evidenza, enfatizzando il valore espressivo e percettivo delle opere d’arte, intese come dispositivi utili ad attivare la creatività del fruitore e il dialogo/ incontro tra artista e pubblico. Prioritaria rispetto al risultato diventa pertanto la processualità della produzione, la scoperta dell’altro e la relazione.
Una significativa riflessione sull’accessibilità e l’interazione con i diversi pubblici, attraverso la produzione artistica personale, che è stata sollecitata e nutrita anche dal ciclo di appuntamenti di formazione dedicati ad Arte Plurale – sviluppatisi all’interno del percorso “Making sense. I sensi e le parole nella fruizione dell’opera d’arte” – a cura del Dipartimento Educativo della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo in collaborazione con le Attività Educative Formative del PAV/Parco Arte Vivente, il Dipartimento Architettura e Design del Politecnico di TorinoTactile Vision Onlus, l’UICI, Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Torino e Arte Plurale del Servizio Disabili della Città di Torino.
Le forme geometriche (i triangoli) e la loro deformazione diventano in questo modo parte di installazioni/sculture, realizzate in materiali sensibili e malleabili come l’argilla cruda (Martina Poet) oppure il supporto di un’esperienza di interazione tra colore, forma e musica (Marianna Pagliero), mentre il lattice diventa supporto per un’esperienza legata alla tattilità e al movimento/vibrazione (Michele Rava) e la cera materiale espressivo di un immaginario, legato alla perdita del controllo razionale e del dominio dello sguardo, che prende la forma del labirinto (Niccolò Calmistro), mentre la scultura, anche nella sua armoniosa integrità e figurazione viene dotata di spunzoni che fanno della sua superficie un elemento capace di urtare, irritare la percezione del fruitore (Nicholas Polari).