workshop
PAV Parco Arte Vivente

Questo workshop è partito dallo studio e interpretazione della mostra-laboratorio Show Food, a cura di Orietta Brombin. Show Food, grazie a opere come con opere come l’installazione interattiva Nomadi di Officine Sintetiche/Ali Zaidi, presentava una moltitudine di sguardi sul cibo, non solo inteso come bene primario, quanto come uno straordinario veicolo di relazione, scambio e conoscenza, come elemento che non svanisce, ma che si trasforma e ci trasforma. Sono stati seguiti gli stimoli legati alle opere in mostra, e in particolare al mezzo specifico della performance e del video d’arte, sia quando viene utilizzato dagli artisti come modalità espressiva che quando documenta le stesse performance.

Si è partiti dall’ascolto a occhi bendati o chiusi della performance video I Am Making Art (1971) dell’artista concettuale americano John Baldessari, Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia 2009. La descrizione di quello che succede durante la performance di Baldessari è stato lo spunto per ragionare su quali canali utilizza un’opera video per comunicare, cosa è essenziale e cosa non lo è, come si descrive un’azione mentre sta avvenendo, fino a provare a replicare dal vivo i gesti del video. Nel pomeriggio si è passati ad una sperimentazione prima sensoriale, grazie ad un apposito tavolo per la percezione “olfattile”, poi performativa con la performance collettiva “I am making art. We see”.

Dalle riflessioni nate durante la visione e la descrizione del lavoro di John Baldessari I am making Art, è venuto fuori un possibile schema da seguire quando si descrive un’opera video:

1. Titolo dell’opera
2. Introduzione
3. Stile di realizzazione
4. Mezzo o linguaggio
5. Trascorrere del Tempo
6. Spazio o contenitore
7. Soggetto e sue caratteristiche
8. Azione svolta dal soggetto o altro
9. Narrazione o sequenza
10. Contesto storico culturale in cui si colloca l’opera
11. Conclusioni (o interpretazioni), sintesi